Problema terribile quello della giustizia e delle ingiustizie, che molti giuristi e anche molti filosofi tendono a evitare "parlando d'altro": dei dogmi, del diritto positivo, della prassi giurisprudenziale e così via. E le teorie della giustizia sembrano costruite per mondi ideali ed ipotetici, se non del tutto fittizi. Ma che succede se volgiamo lo sguardo agli esseri che vivono nel mondo reale e che soffrono per ingiustizie nelle quali, non di rado, si compie il male assoluto? E' da qui che,per Stella, inizia il cammino in una "waste land" popolata - nella storia come nel momento attuale - di crudeltà inutili, di violenze estreme, di stragi e di morte. Che fare allora? Le possibili risposte sono fallaci: quella della vendetta, che reagendo al male con il male non fa che aumentare il male complessivo; quella del diritto penale, che punisce ma non ripara. Sono fallaci, in realtà, tutte le risposte, per il solo fatto che sono risposte e - quindi - arrivano sempre dopo, quando ormai ètardi. Tuttavia la meditazione dell'autore non si chiude in una declinazione monocorde dell'orrore e cerca una via d'uscita, non mistica o rassegnata, ma fondata su una scelta morale consapevole. Il primo passo è il riconoscimento dell'Altro come soggetto degno di rispetto, condizione minima necessaria che impedisce di considerarlo un non-umano, "qualcosa" di cui si può disporre a piacere. Solo riconoscendo l'Altro si può pensare che ucciderlo non sia né normale né banale.