Giuseppe to ma si di Lampedusa tra il 1925 e il 1930 viaggi moltissimo soggiornando nelle principali capitali europee visitando musei, cattedrali, castelli, parchi, non tralasciando di frequentare salotti, esposizioni e sale cinematografiche. Era di una curiosità estrema: trentenne, viaggiava immerso nella letteratura europea. Andando di paese in paese, scriveva ai cugini piccolo, a Lucio poeta e a casimiro pittore. Le lettere qui presentate si sviluppano in un concreto bozzettismo e divertimento intimo, creando una linea di continuità progettuale, una specie di macchina romanzesca costruita su un “mostro” bulimia e goloso di vita, di letture, di incontri. Una “utopia” letteraria che preannuncia il futuro lavoro di cesello che egli adoperò nello scrivere il gattopardo: da lontano, dalle capitali europee che visitava, manteneva un contatto diretto con la Sicilia che era sempre nel suo animo e con la cultura della sua terra attraverso i due cugini piccolo. Ma infine, chi è il “mostro” se non lui stesso che, ineffabile Divoratore di vite letterarie, guardava alla sua Palermo come a un altrove distante eppure conficcato nel profondo del suo animo, lui, nobile di antica casata dedito alla cura culturale del suo essere, lui che forse è stato l’ultimo gattopardo del nostro secolo, un “doppio io” trasposto nel don Fabrizio principe di Salina del celebre romanzo e della sua meravigliosa storia. Questo volume presenta un preziosissimo inedito: vi sono raccolte trenta lettere che Giuseppe to ma si di Lampedusa scrisse ai propri familiari durante alcuni viaggi sul finire degli anni Venti. Vengono pubblicate grazie al contributo della biblioteca di via Senato di Milano. Il volume è presentato da Gioacchino Lanza to ma si e curato da Salvatore Silvano Nigro, uno dei massimi studiosi di letteratura italiana contemporanea che, nell’introduzione, inquadra le lettere nel contesto della vita e della produzione lampedusiana.