OSSI DI SEPIA 1920-1927

Ossi di seppia, la sua raccolta di esordio, mostra un Eugenio Montale già nel pieno possesso dei suoi mezzi espressivi, capace di instaurare un discorso poetico che fa leva su una metrica apparentemente tradizionale ma in realtà messa in crisi dall'uso di rime false, di assonanze, di accenti inusuali, in cui anche il lessico, apparentemente prezioso, è reso dissonante dall'innesto di termini tecnici, sovente arcaici, usati in funzione di sorpresa. Nella raccolta domina il paesaggio ligure, "scabro ed essenziale", i cui elementi realistici si impongono in un'evidenza visionaria nelle ore meridiane, quando le cose sembrano disfarsi per un eccesso di luce. E l'immobilità come "delirio" che inchioda l'uomo e le cose al loro posto si pone come uno dei temi dominanti della raccolta, accanto a quello della ricerca, in tanta metafisica avidità, di una via di scampo, di "una maglia rotta nella rete" dell'esistenza.